Coach Matteo al terzo anno
Dopo una lunga pausa, tornano le interviste di Dragons´ magazine. Davanti ai nostri microfoni Matteo Pellini, per il terzo anno coach del nostro ottimo gruppo ´99.
D: Quando finalmente sei entrato alla Virtus, dopo anni di corteggiamento da parte della società, hai stilato un programma triennale, e lo stesso ha fatto la società stessa. Siamo arrivati al terza stagione: siamo a buon punto?
R: Indubbiamente sì, siamo a buon punto. Basti pensare che la scorsa stagione la nostra squadra ha conquistato un traguardo storico per le giovanili della VIRTUS, mai raggiunto prima: le Final Four. Naturalmente non posso limitare il mio giudizio al solo risultato di classifica, sarei un allenatore affetto da grave miopia; quello che sto vedendo è la crescita della passione per la pallacanestro, il miglioramento individuale, l´etica del lavoro in palestra, l´appartenenza alla squadra, anche da parte dei ragazzi meno abili, che mi risulta in passato essere stati poco considerati. Se vogliamo costruire un gruppo che coltivi anche delle individualità di spicco, dobbiamo prestare attenzione e rispetto anche a quelli che sono seduti in fondo alla panchina, e la nostra panchina è lunghissima...
D: Questo per quanto riguarda la tua squadra. E guardando a quanto ha saputo fare in generale la Virtus?
R: E´ ovvio che la VIRTUS di oggi non è quella di tre anni fa, molte cose sono cambiate in meglio e molte altre ancora no. Se posso usare la metafora della bilancia, non ho dubbi nel dire che il piatto più pesante è quello dei cambiamenti ancora da fare, ma ciò non significa che i cambiamenti fatti non siano importanti. E´ un percorso lungo e non immediato, ma è la strada che abbiamo giustamente scelto insieme tre anni fa. Il Minibasket sta aumentando i suoi numeri e un po´ alla volta anche la qualità; le squadre in uscita dal Minibasket stanno tutte facendo bene, le altre invece stanno ancora faticando un po´, non già per le posizioni in classifica, ma per la difficoltà culturale di cambiare in corsa le abitudini. Sembrerà una banalità ma è ovvio che è meglio partire bene da piccoli che cercare correzioni da grandi, Con questo non voglio dire che i ragazzi più grandi non meritino impegno da parte della società, ma è evidente che il loro modo di rispondere al lavoro in palestra è legato alle abitudini del passato...
D: Sappiamo per certo che la Virtus vorrebbe coinvolgerti di più nella programmazione futura, avendo molto apprezzato le tue idee e il tuo lavoro. Sicuramente la società si trova di fronte ad un nuovo bivio, e deve chiarire quello che vuol fare da "grande". Secondo te qual è la linea da adottare nei prossimi anni? E dove la Virtus può e deve migliorare?
R: Mi viene spontaneo dire: CAMBIARE e CRESCERE! Dentro e fuori dal campo. Il movimento cestistico a Desenzano sta avendo un´impennata nei numeri e la VIRTUS non deve perdere la sfida che ha davanti. O si cresce o si implode schiacciati dalle richieste di tanti bambini/e che hanno "fame di pallacanestro". Oggi la nostra offerta deve diventare di qualità e per far questo dobbiamo ampliare lo staff tecnico con allenatori già capaci, con alle spalle esperienze in settori giovanili seri, che sappiano gestire fin da subito le squadre e dare un segno di cambiamento in palestra, perché è lì che si vede lo spessore della società, è lì che il genitore vede la svolta. Le risposte dobbiamo darle adesso e non devono essere tardive o scadenti. Con la presenza di questi tecnici eleviamo la cultura societaria e possiamo coltivare nuovi allenatori di totale formazione VIRTUS che hanno bisogno di anni di esperienza affiancata. Siamo stati fortunati a trovare Massimo Rosina, non tutti possono bruciare le tappe come ha fatto lui e la società non può "buttare nella mischia chiunque". Invece deve intelligentemente programmare nel tempo e quindi deve crescere anche come dirigenza, migliorare nel numero delle persone che collaborano alla pianificazione e partecipano alla ricerca delle risorse economiche, stringere migliori rapporti con le istituzioni ed avere più visibilità nel territorio. Tanto si cresce in palestra, tanto si cresce nella stanza dei bottoni. Secondo me oggi siamo ancora lontani da tutti questi obiettivi e dobbiamo esserne consapevoli.
D: Per concludere la nostra chiacchierata, ti chiedo di svelare un retroscena noto a pochi: c´è chi dice che tu sia stato uno dei massimi responsabili della nascità della Virtus come è adesso. Correva l´anno 2000...
R: ... e a Desenzano l´allora CENTRO BASKET del dr. Bertolini era passato di mano, e in una sola stagione si stava sbriciolando il lavoro di anni; io ero l´allenatore della squadra Ragazzi, l´attuale Under 13. Ai genitori della squadra non facevo mistero di quello che stava succedendo ed era chiaro a tutti che così non si poteva andare avanti. Uno di loro probabilmente si disse "posso fare meglio" e così si mise in gioco organizzando una serata per spiegare agli altri genitori le sue intenzioni. Partecipai anch´io e quella sera al tavolo dei "coraggiosi" c´erano sedute tre persone: Marco Berlanda, Lino Costantini e Oliviero Albanese (era proprio lui quel genitore). L´anno dopo gran parte dei miei ragazzi andarono alla neonata VIRTUS per continuare a giocare a basket. Il resto è storia...
Ed è una storia destinata a durare a lungo...
scritto da la redazione del Dragons´ magazine
D: Quando finalmente sei entrato alla Virtus, dopo anni di corteggiamento da parte della società, hai stilato un programma triennale, e lo stesso ha fatto la società stessa. Siamo arrivati al terza stagione: siamo a buon punto?
R: Indubbiamente sì, siamo a buon punto. Basti pensare che la scorsa stagione la nostra squadra ha conquistato un traguardo storico per le giovanili della VIRTUS, mai raggiunto prima: le Final Four. Naturalmente non posso limitare il mio giudizio al solo risultato di classifica, sarei un allenatore affetto da grave miopia; quello che sto vedendo è la crescita della passione per la pallacanestro, il miglioramento individuale, l´etica del lavoro in palestra, l´appartenenza alla squadra, anche da parte dei ragazzi meno abili, che mi risulta in passato essere stati poco considerati. Se vogliamo costruire un gruppo che coltivi anche delle individualità di spicco, dobbiamo prestare attenzione e rispetto anche a quelli che sono seduti in fondo alla panchina, e la nostra panchina è lunghissima...
D: Questo per quanto riguarda la tua squadra. E guardando a quanto ha saputo fare in generale la Virtus?
R: E´ ovvio che la VIRTUS di oggi non è quella di tre anni fa, molte cose sono cambiate in meglio e molte altre ancora no. Se posso usare la metafora della bilancia, non ho dubbi nel dire che il piatto più pesante è quello dei cambiamenti ancora da fare, ma ciò non significa che i cambiamenti fatti non siano importanti. E´ un percorso lungo e non immediato, ma è la strada che abbiamo giustamente scelto insieme tre anni fa. Il Minibasket sta aumentando i suoi numeri e un po´ alla volta anche la qualità; le squadre in uscita dal Minibasket stanno tutte facendo bene, le altre invece stanno ancora faticando un po´, non già per le posizioni in classifica, ma per la difficoltà culturale di cambiare in corsa le abitudini. Sembrerà una banalità ma è ovvio che è meglio partire bene da piccoli che cercare correzioni da grandi, Con questo non voglio dire che i ragazzi più grandi non meritino impegno da parte della società, ma è evidente che il loro modo di rispondere al lavoro in palestra è legato alle abitudini del passato...
D: Sappiamo per certo che la Virtus vorrebbe coinvolgerti di più nella programmazione futura, avendo molto apprezzato le tue idee e il tuo lavoro. Sicuramente la società si trova di fronte ad un nuovo bivio, e deve chiarire quello che vuol fare da "grande". Secondo te qual è la linea da adottare nei prossimi anni? E dove la Virtus può e deve migliorare?
R: Mi viene spontaneo dire: CAMBIARE e CRESCERE! Dentro e fuori dal campo. Il movimento cestistico a Desenzano sta avendo un´impennata nei numeri e la VIRTUS non deve perdere la sfida che ha davanti. O si cresce o si implode schiacciati dalle richieste di tanti bambini/e che hanno "fame di pallacanestro". Oggi la nostra offerta deve diventare di qualità e per far questo dobbiamo ampliare lo staff tecnico con allenatori già capaci, con alle spalle esperienze in settori giovanili seri, che sappiano gestire fin da subito le squadre e dare un segno di cambiamento in palestra, perché è lì che si vede lo spessore della società, è lì che il genitore vede la svolta. Le risposte dobbiamo darle adesso e non devono essere tardive o scadenti. Con la presenza di questi tecnici eleviamo la cultura societaria e possiamo coltivare nuovi allenatori di totale formazione VIRTUS che hanno bisogno di anni di esperienza affiancata. Siamo stati fortunati a trovare Massimo Rosina, non tutti possono bruciare le tappe come ha fatto lui e la società non può "buttare nella mischia chiunque". Invece deve intelligentemente programmare nel tempo e quindi deve crescere anche come dirigenza, migliorare nel numero delle persone che collaborano alla pianificazione e partecipano alla ricerca delle risorse economiche, stringere migliori rapporti con le istituzioni ed avere più visibilità nel territorio. Tanto si cresce in palestra, tanto si cresce nella stanza dei bottoni. Secondo me oggi siamo ancora lontani da tutti questi obiettivi e dobbiamo esserne consapevoli.
D: Per concludere la nostra chiacchierata, ti chiedo di svelare un retroscena noto a pochi: c´è chi dice che tu sia stato uno dei massimi responsabili della nascità della Virtus come è adesso. Correva l´anno 2000...
R: ... e a Desenzano l´allora CENTRO BASKET del dr. Bertolini era passato di mano, e in una sola stagione si stava sbriciolando il lavoro di anni; io ero l´allenatore della squadra Ragazzi, l´attuale Under 13. Ai genitori della squadra non facevo mistero di quello che stava succedendo ed era chiaro a tutti che così non si poteva andare avanti. Uno di loro probabilmente si disse "posso fare meglio" e così si mise in gioco organizzando una serata per spiegare agli altri genitori le sue intenzioni. Partecipai anch´io e quella sera al tavolo dei "coraggiosi" c´erano sedute tre persone: Marco Berlanda, Lino Costantini e Oliviero Albanese (era proprio lui quel genitore). L´anno dopo gran parte dei miei ragazzi andarono alla neonata VIRTUS per continuare a giocare a basket. Il resto è storia...
Ed è una storia destinata a durare a lungo...
scritto da la redazione del Dragons´ magazine